Leggi l'intervista ad Alfonso Gallina
News | Sicilia | Collinando
Notizia del 06/04/2015
Introduzione
Galaria, oggi Gagliano Castelferrato, fu fondata nel 1900 a.c. da MORGETE SICULO (re dei Sicani), e fu già abitata in epoca preistorica. Galaria raggiunse il suo splendore in epoca romana come testimoniano Cicerone e Fazello.
Il Cristianesimo
Con l’avvento del Cristianesimo anche per la Sicilia, si aprì un’era nuova, di progresso, di civiltà, di fervore. Quando l’imperatore Costantino trasferì l’Impero a Bisanzio, l’antico fervore che aveva stimolato i Romani ad impareggiabili imprese iniziò ad affievolirsi.
La Sicilia Bizantina e i Barbari
L’ondata dei barbari con a capo EZIO impadronendosi prima di Cartagine, con una possente flotta venne in Sicilia, trovando un campo favorevole di conquista. La Rocca di Gagliano, simbolo di questo popolo, con le sue numerose spelonche fu abitata dai monaci di Agira, fondati da San Filippo che hanno lasciato all’interno del Castello numerosi segni della loro presenza.
I Musulmani
La venuta degli Arabi in Sicilia spaventò e sbigottì anche i Galarini, i quali sebbene trincerati in un Castello forte e ben munito, ignoravano l’entità delle forze nemiche, vagavano in un mare di confusione. Una delle più tremende battaglie doveva, proprio in loco, sostenersi e combattere accanitamente nell’anno 858 d.c. L’assedio durò circa due mesi.
I musulmani guidati da Abbas strinsero d’assedio il Castello. La popolazione Gaglianese offrì una taglia di 15.000 denari, ma Abbas ricusò la predetta somma. Quello di distruggere le fabbriche fu un durissimo colpo che colpì la popolazione di Gagliano. Con la caduta del Castello in mano straniera cessa il momento glorioso di Gagliano.
I Normanni
La venuta dei Normanni in Sicilia fu molto fortunata trovando il popolo favorevole ed incline ai nuovi arrivati, con a capo Ruggero. Anche Gagliano, dopo Troina, Cerami e Nicosia fu conquistata. Il Castello da parte di Ruggiero, fu concesso in premio a coloro che avevano militato e combattuto sotto le sue insegne. Gagliano così assume il titolo di Baronia, Contea, Principato, Viscontea e perfino di Vicaria.
Gli Svevi
Dalle buone condizioni del dominio dei Normanni la Sicilia passò agli Svevi, durante questo periodo Gagliano fu concesso ad un certo FULGONE DAL POGGIO RICCARDO, il quale avendo reso servigi importanti a FEDERICO II, lui stesso gli concesse in dono il Castello di Gagliano.
Gli Angioini
Nel 1268 in Sicilia iniziò la dominazione Agioina. CARLO D’ANGIO’ fu re molto crudele, aguzzino e sanguinatore. Il popolo siciliano aspettava la scintilla per la ribellione, e nel 1282 vi fu la rivoluzione del “VESPRO”. Con il vespro siciliano, il trono di Sicilia è occupato da PIETRO D’ARAGONA il quale concedette ai siciliani molti privilegi.
Vi fu un momento in cui si temette che l’isola sarebbe ricaduta sotto la dominazione Angioina, se non fosse stato per quella memorabile battaglia di Gagliano, avvenuta nel febbraio del 1300, che avvilì e segnò la definitiva sconfitta dei francesi. Fu proprio da Gagliano che partì il segnale d’allarme per la ricacciata totale dalla Sicilia del nemico.
FEDERICO II
Subito dopo la celebre battaglia menzionata, un’altra pagina di storia locale si apre con il soggiorno del più illustre ed benemerita personalità del tempo, lustro e decoro della Sicilia, Re FEDERICO ||.
Fu il castello di Gagliano, slanciato e solenne, forte ed inespugnabile, ricco e sontuoso, arieggiato e spazioso, la dimora accogliente, scelto ed adatto ad ospitare il re in persona con tutta la sua corte e il suo seguito.
Successione dei signori del Castello di Gagliano
Tra il 1300 e il 1356, i legittimi eredi sul trono di Gagliano furono: PIETRO || e LUDOVICO, per poi passare nelle mani della famiglia TEDESCHI. Subito dopo fu dichiarata signora padrona di Gagliano una donna: EUFEMIA D’ARAGONA. In seguito alla sua morte, fu nel 1359 BERNARDO SPADAFORA ad occupare il Castello di Gagliano.
A causa di una dominazione poco accetta, nel 1392 furono prima PERIO SANCIO di CALATAIUDO e poi ROBERTO detto MILES ad occupare il Castello con la forza. Questo ultimo tenne il Castello fino al 1419 epoca in cui fu attaccato e poi sconfitto da ALMIRANTE SANCIO RUIZ de LIBORIO. Nel 1455 questo ultimo vendette il Castello e le terre di Gagliano a LUDOVICO de PERIGLIOS.
La dominazione dei PERIGLIOS fu abbastanza lunga e piena di avvenimenti. Fu poi don ALMERICO CENTELLES nel 1515 a sancire la fine dei PERIGLIOS. Dal 1629 al 1689 Gagliano fu dominata da GREGORIO CASTELLO. Lui stesso nel 1666 fu il primo a ricevere il titolo di “Principe di Gagliano”.
Il suo erede fu il primogenito FERDINADO CASTELLO. La dinastia dei CASTELLO finì nel 1743. La dominazione continuò prima con don GABRIELE e poi con don CARLO GIROLAMO LANCILLOTTO CASTELLO. Nel 1750 la terra di Gagliano fu venduta ad ALVARO VILLADICANI che la possedette fino al 1809. Da qui riprende la successione dei LANCILLOTTO CASTELLI, con il primogenito don VINCENZO CASTELLI che fu investito il 30 marzo 1809.
Unità d’Italia
Le giornate 1848-49/60 culminate con la liberazione d’Italia ed anche della Sicilia. A Gagliano sbarcarono alcuni garibaldini, che fecero sosta nel piano dove oggi sorge il monumento dei Caduti. Quello che molti avevano però preventivato, fu poi confermato. L’Unità d’Italia a Gagliano non fu mai vista.
Allora Gagliano apparteneva alla provincia di Catania, ma era quasi impensabile allontanarsi fino a tanto. Con la costruzione del ponte sul Salso Cimarosa, le cose migliorarono. In quel periodo c’era mancanza d’acqua, di luce e di rete fognaria. Fu quando Gagliano entrò a far parte della provincia di Enna, che le cose migliorarono sensibilmente.
Avvenimenti storici fino al 1900
A Gagliano fino al 1870 esistevano due conventi: Agostiniani presso la Chiesa di Sant’Agostino, e Francescani presso la Chiesa di Santa Maria di Gesù. Con la soppressione religiosa, i monasteri furono adibiti al Municipio, alle Scuole, alla Caserma dei Carabinieri. Nel 1904 il ragusano fu investito da una tremenda alluvione, anche Gagliano fu colpita da tale calamità.
La guerra del 1915-18
A Gagliano, come in gran parte della Sicilia, l’entrata in guerra segnò un passo importante. Molti furono le vittime che dovettero soccombere non solo alla guerra, ma anche alle gravi epidemie. Quando nel 1918 arrivò la notizia dell’armistizio, vi furono scene di gioia perché si esultò per la cessazione dell’ostilità.
Il dopoguerra
Questo periodo fu seguito a Gagliano, soprattutto dalle Amministrative, che furono vinte dai Combattenti. Il 6 gennaio del 1923 fu giornata memorabile per Gagliano; infatti, forze avversarie dei Combattenti, occuparono il Municipio e i Combattenti dovettero abbandonare il Comune.
Il secondo conflitto mondiale
I tedeschi occuparono Gagliano il 16 luglio 1943; i primi combattimenti si ebbero presso il quartiere San Cono. Qualche mese dopo gli Americani, accerchiarono i Tedeschi nelle campagne attorno Gagliano. Il 30 luglio la Chiesa Santa Maria delle Grazie, minata, fu fatta saltare; il 2 agosto entrarono gli Americani e Gagliano fu libera.
Il Consorzio di bonifica
Il Consorzio di bonifica fu costituito per iniziativa del Cavalier Pulejo, il 17 aprile 1931, prevedendo aiuti speciali per il Comune di Gagliano. Tale Consorzio è approvato come Consorzio di Trasformazione Fondiaria e quindi in Consorzio di bonifica nel 1934. Tale Consorzio è stato ampliato nel 1952. La superficie territoriale del Consorzio si espande sulle province di Catania, Enna, Messina e Palermo.
Il metano a Gagliano
Da molto tempo si sapeva che il sottosuolo della Sicilia era pieno di ricchezza. Si fecero molti sondaggi ma con esito negativo perché mancavano i mezzi che ci sono oggi. Quando entrarono in funzione le trivelle per la ricerca degli idrocarburi, prima a Gela e poi a Ragusa, un passo avanti ha segnato la Sicilia nel campo economico.
La prima trivella che entrò in Gagliano fu istallata in contrada “Ariazza” nel 1956, avendo perforato il terreno a più di 2000m senza esito, l’ing. Capo decise di chiudere e andare altrove. L’insistenza di alcuni collaboratori lo convinse a scavare più in fondo, e così all’improvviso trovarono un giacimento di metano, di grande portata. C’è da dire che dai pozzi di Gagliano oltre al petrolio esce la gasolina pura.
Il Centr’olio
Fin dal 1961, dopo le dichiarazioni di Mattei si vociferava che se l’E.N.I voleva sfruttare il metano di Gagliano doveva convogliarlo e trasformarlo in tutta la Sicilia. Il pozzo è un serbatoio dal quale il petrolio è incanalato nell’oleodotto e trasportarlo nei serbatoi del centr’olio.
Dato che il metano e il petrolio dai diversi pozzi sono raccolti in serbatoi, a Gagliano, tra il 1966-67 è stato costruito una grande (centrale gas) in contrada “Piana”. Da questa centrale partano un oleodotto e un metanodotto per Gela, inoltre un metanodotto parte per Termini Imerese che va a Palermo, ed uno che va ad Augusta e a Priolo.
Enrico Mattei a Gagliano
Una delle pagine storiche più espressive che visse Gagliano fu quella del 27 ottobre 1962, per la venuta di Enrico Mattei. Egli giunse in elicottero in contrada “Ariazza” per poi proseguire in auto fino al “Piano Puleo”. Tra l’ovazione del popolo, E.Mattei arrivò alla piazza e dal balcone di casa Pappalardo fece un discorso che ne esternò il carattere, la sua bontà e la sua nobiltà d’animo. L’indomani della sua venuta a Gagliano, si seppe della sua tragica e prematura scomparsa che sconvolse l’animo di tutti i Gaglianesi.
La fabbrica
Dopo tante burrascose lotte, com’era stato stabilito dall’E.N.I nel 1965, sarebbe sorta a Gagliano una fabbrica di manufatti. Le ansie, le preoccupazioni e i sacrifici sembravano così giunti alla fine, i lavori furono molto celeri e nel giro di appena due anni, esattamente nel 1968, la LEBOLE SUD iniziava la sua attività produttiva con una sua struttura organizzativa che rendeva conto della sua attività alla sede centrale di Arezzo.
Gestire le assunzioni non fu un grosso problema, vi lavoravano circa 450 donne. Anche Gagliano così ebbe la sua piena realizzazione nel mondo del lavoro ed iniziò ad avere un ruolo importante nella vita economica. Il reddito pro-capite aumentò sensibilmente e i miglioramenti si ebbero in tutti i livelli sociali. Gagliano, per la provincia di Enna e per tutta la Sicilia, cominciò ad essere considerata un’isola felice.
Il paese cominciò ad estendersi sia ad Est sulla strada provinciale per Troina sia ad Ovest verso la provinciale di Nicosia ed Agira. Lo stabilimento tessile cominciava a dare segni di stanchezza produttiva, e le maestranze, in un stato di continua tensione, vivevano preoccupate per il loro posto di lavoro che appariva ogni giorno più precario. Una diversa riflessione, sul ventennio appena trascorso(1961-81) evidenzia nettamente una crisi occupazionale.
Passando ad una più accurata analisi degli andamenti demografici ci si rese conto della fragilità del settore produttivo e ciò indusse ad una amara riflessione sulle politiche di sviluppo portate avanti da politici di ogni schieramento, per lo più fallimentari. I primi giorni del 1984 iniziarono sotto auspici poco tranquillizzanti per la sorte dei dipendenti dell’INTESA, l’opificio tessile che aveva continuato l’attività, avviate dalla LEBOLE, negli anni ’60.
Di fronte ad una nuova precarietà occupazionale ed economica le forze sindacali, i sindaci del circondario, il consiglio di fabbrica, memori delle battaglie passate, tornarono a mobilitarsi con il sostegno di tutte l’opinione pubblica. L’iniziativa, fronte dell’immediata richiesta portò purtroppo, nel seguito, scarsi risultati. Era così iniziata la lenta agonia dello stabilimento.
Il mercato non riuscì ad assorbire la produzione, l’invasione dei capi prodotti nell’area asiatica a bassissimo costo ed immessi nel circuito dei consumi in modo capillare e a prezzi stracciati, assestò un colpo decisivo alle sorti dello stabilimento. Alla fine del 1986 il piano triennale dell’E.N.I, presentato ed approvato in parlamento, dichiarò definitivamente che il settore tessile fosse settore non strategico e quindi destinato alla vendita dopo il risanamento.
Nel marzo del 1987, il presidente dell’E.N.I fissò i criteri per cedere il comparto tessile,avvalendosi della collaborazione degli esperti. Vendere la LANEROSSI capogruppo della “INTESA” significò il passaggio dello stabilimento di Gagliano ai privati con tutti i rischi che tale iniziativa comportò. Di tutto ciò i lavoratori ne intuirono le conseguenze e da quella data cominciò il calvario dell’opificio.
Nel mese di Novembre dello stesso anno, il settimanale “L’Espresso”, pubblicò la notizia che l’E.N.I stava per concludere la cessione dell’INTESA di Gagliano al cotonificio Valbembrana del gruppo Polli. L’attesa di vedere concretizzati gli impegni rimase purtroppo, solo una vana aspettativa; l’esasperazione delle maestranze, sfociò in assemblea permanente nella sala consiliare, che di fatto fu occupata per un lungo periodo.
La fine per Gagliano di una risorsa industriale sembrò imminente tra la fine del Novembre e gli inizi di Dicembre del 1993, l’azienda siglò un’accordo con OO.SS, Cgil,Cisl e Uil dove si stabilì che un notevole numero di lavoratori, 90 unità per l’esattezza, doveva abbandonare il posto di lavoro e godere dei benefici della legge 233 dell’anno 1991. L’opificio tessile chiuse definitivamente i battenti nel Novembre del 1999.
I nostri giorni
Anche grazie all’utilizzo delle royalties metanifere, negli ultimi anni si sono sviluppate molte attività artigianali ed agricole con produzione di vestiti firmati, cravatte di buon livello e prodotti tipici derivati di fico d’india, marmellate, miele, salumi e formaggi.
Torna a inizio pagina