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Notizia del 26/12/2007
L’Agritur-Aso presenta:
“Se ‘mmazza u porcu”
Serata dedicata al “divin suino”
Ortezzano, 30 dicembre 2007 presso l’Agriturismo “Villa Cru”
Programma:
ore 16: “a salata” – Macellazione de “u salatò”.
ore 18: inizio della cena a buffet con offerta di:
“o sangue ‘n padella”, “a saciccia matta co’ pa’”, “costatelle e sporbatura” “fegatelli cu’ velu”,
pane e vino a volontà.
La serata sarà allietata da l’organittu e sardarellu.
Introdurrà Roberto Ferretti, Presidente dell’Agritur-Aso.
Le varie fasi della salata saranno illustrate dal Dr. Luigino Marilungo, Veterinario.
Non si richiede un pagamento per la cena se non un’offerta spontanea per l’Associazione Agritur-Aso, organizzatrice dell’evento.
Una nota di Roberto Ferretti, Presidente dell’Agritur-Aso
Scrive la Rongoni nel suo libro “Una vecchia madia nel mio cuore”:
“Il giorno in cui lu mazzatò sgozzava il maiale, la vergara raccoglieva dentro una grossa tejja scura, di terracotta, il sangue che sgorgava dalla gola dell’animale accoltellato..
Poiché vicino alla tavola già bolliva l’acqua nella larga stagnata posta sul treppiede, in tutta fretta immergeva il sangue, un po’ coagulato, nell’acqua bollente e, appena questo veniva a galla, con un lungo coltello lo divideva a quadratini che, successivamente, aveva cura di tirar fuori servendosi della cucchiaretta bucherellata, che permetteva all’acqua di cottura di defluire.
Successivamente lo sistemava sulla capancia di legno e poi, da qui, nei piatti piani bianchi sul cui fondo erano state poste due foglie di cavolo. Insieme ai quadratini di sangue, su un lato del piatto, sistemava un po’ di carne e di grasso della riccia necessari alla cottura del sangue stesso.
I bambini provvedevano a distribuire ai vicini di casa ed ai parenti le porzioni, poi tornavano a casa con il piatto vuoto coperto di sale grosso.
I grandi provvedevano ad offrire al padrone il cervello e l’animelle del maiale, insieme alle uova fresche necessarie per la friggitura dello stesso.”
Il ricordo della maestra Rongoni ci riporta ad un epoca in cui il “sacrificio” del maiale era avvolto da un alone di sacralità; attivava riti e rituali per lo più improntati alla solidarietà e alla socialità (il dono del sangue lessato ai parenti e ai vicini di casa in cambio di sale grosso), simboleggiava la garanzia di nutrimento per il futuro.
Probabilmente quell’epoca è definitivamente tramontata. Rievocare questo rito, però, non è solo una ulteriore occasione mangereccia – anche quella - ma soprattutto un modo per non far tramontare quei valori di solidarietà e di socialità che i “vecchi” ci hanno tramandato.
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Osservatorio Nazionale dei Parchi d'Informazione
Lettura dal 30/09/2007 al 30/08/2008
Evento n. 108 ( segnalazione del Parco d'informazione della Valle dell'Aso e di Agritur-Aso )
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